0
0 In Favole

I tre porcellini d’india e la partita di scacchi

C’era una volta un gruppetto di tre porcellini d’india: Nebbia, Arancio e Panna. Nebbia era di colore bianco e grigio come una nuvola, Arancio era di un vivace colore rossiccio come il sole che sorgeva all’alba e Panna aveva un colore delicato, come la schiuma del latte caldo.

I tre porcellini erano molto amici e si divertivano insieme in mille modi diversi, ma il loro passatempo preferito era giocare a scacchi.

Nebbia e Arancio erano dei veri maestri nel gioco, ma spesso si trovavano in difficoltà a causa di mosse sbagliate o strategie poco efficaci.

Panna, il terzo porcellino, non giocava, ma amava osservare i suoi amici giocare. Era un grande appassionato di scacchi e conosceva molto bene il gioco, tanto da dare spesso dei consigli ai suoi amici mentre giocavano.

Un giorno, durante una partita, Arancio iniziò a barare. Faceva mosse illegali e faceva finta di niente, cercando di ingannare Nebbia e Panna. Inizialmente Nebbia e Panna non se ne accorsero, ma quando le mosse di Arancio divennero sempre più strane e poco plausibili, iniziarono a sospettare che ci fosse qualcosa di sbagliato.

Panna decise di parlare con Arancio in privato, chiedendogli se stesse barando. Arancio ammise subito di aver fatto delle mosse illegali, ma disse che era solo per vincere la partita.

Panna rimase molto deluso e gli disse che la vera bellezza del gioco era nella competizione leale e nella sfida personale di migliorarsi. Barare non solo era scorretto, ma era anche privarsi dell’opportunità di imparare e crescere come giocatore.

Nebbia, che fino a quel momento non aveva capito il motivo delle strane mosse di Arancio, si sentì tradito e deluso dal suo amico. Ma, seguendo l’esempio di Panna, decise di perdonare Arancio e di offrirgli la possibilità di giocare di nuovo in modo leale.

Arancio si rese conto del suo errore e, grazie alle parole di Panna e alla gentilezza di Nebbia, decise di smettere di barare. Iniziò ad apprezzare il gioco per quello che era veramente, una competizione leale dove la sfida era quella di migliorarsi costantemente, divertirsi, non solo una competizione per vincere a tutti i costi.

L’insegnamento che i tre porcellini trassero da questa esperienza fu che la lealtà e l’onestà sono sempre la strada giusta da seguire nella vita. Barare e ingannare gli altri può sembrare vantaggioso a breve termine, ma alla fine porta solo alla perdita della fiducia degli altri e alla mancanza di rispetto di sé stessi.

La partita più bella è quella giocata onestamente, e ora, i tre porcellini d’india, lo sapevano perfettamente.

Nessun Commento

Lascia un Commento